"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003

"L'Amore" di Stendhal Da Henri Beyle a "Stendhal"

Euforia di naufragi - e di plagi


Carocci, Ratto di Ganimede

Dopo la Russia, Stendhal è di nuovo a Parigi. E’ il disastro: i russi prendono Montmartre e bivaccano agli Champs-Elisées… Quanto a lui, scopre che il padre, “il bastardo”, non può affatto lasciargli la rendita su cui aveva da sempre fatto conto: “penso che mi stiano per piombare addosso dieci o venti anni di miseria.”

Invece che farsi saltare le cervella – eventualità che ebbe sempre presente - scrive in cinquanta giorni un libro dal titolo settecentescamente chilometrico: “Lettres écrites de Vienne en Autriche sur le célèbre compositeur Joseph Haydn, suivies d’une vie de Mozart, et de considération sur Métastase et l’état présent de la musique en France et en Italie”.

Si ridurrà poi a “Vies de Haydn, de Mozart et de Métastase”.

E dunque: sull’orlo della rovina (debiti  per 37.000 franchi!), l’autore che noi chiamiamo solo “Stendhal” spende 1.150 franchi per stampare in proprio un libro firmato con lo pseudonimo “Louis-Alexandre-César Bombet”, su un argomento di cui lui non sapeva nulla e che avrebbe interessato a pochi, se non a nessuno.

Lo pseudonimo univa tre sovrani: Luigi di Francia, lo zar Alessandro, mentre Cesare non poteva che essere Bonaparte. “Bombet” richiama l’aspetto inguaribilmente grassoccio di Beyle.

 Per il suo primo libro, Stendhal ne aveva saccheggiati altri: per Haydn, le “Haydine” dell’italiano Giuseppe Carpani; per Mozart la “Notice biographique de Jean-Chrysostome-Wolfgang-Théophile Mozart”  di C. Winckler e per Metastasio un libro di Sismondi: “De la Littérature du Midi de l’Europe”.

L’opera è dunque un plagio, e come tale fu riconosciuto quasi subito: lunghi pezzi dei tre libri copiati intervallando qua e là osservazioni e commenti suoi.

Forse, in realtà, si può pensare a una scrittura che fa del “jazz”… si prende una cosa scritta da un altro e la si rifà, ma come un Louis Armstrong canta l’Opera da tre soldi… è lei ma non lo è più…

La cosa comunque è affascinante: un uomo già pieno di debiti investe una discreta somma in un libro che certo non può arricchirlo; che non gli potrà dare neppure la “gloria”, visto l’argomento, l’evidenza dei plagi e la scelta di uno pseudonimo ridicolo. 

Forse si sta facendo tutto molto semplice nella complicata vita di Stendhal: nel pieno dello sfacelo, lui scrive.

 

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