"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero Numero 7, aprile 2004                        


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky

 


 

 

20. Diego Valeri

 

 


Raggiante nell'effuso splendore dell'estate, affocata dai grandiosi incendi autunnali, avviluppata di argentei veli sotto la campana di vetro dell'inverno, permeata e come stemprata dai freddi bagliori e dalle calde ombre trascorrenti per i cieli primaverili, opaca terrea livida nella tempesta, diafana e pallidamente rosata tra il vaporare azzurro delle grandi lune, essa ci sta davanti agli occhi come solida realtà, ma al tempo stesso ci avverte che il suo essere non si adegua alla misura del quotidiano, non risponde alle leggi della statica e dell'estetica usuali, è una pura creazione della fantasia accesa dalla fede (Diego Valeri, Guida Sentimentale di Venezia).

 

A volte, proprio quando le folgori degli eventi paiono accecanti, a volte capita di vedere attraverso, come si riuscisse a restar a côté del proprio corpo, per un istante sottratti al pantano dell’Attuale, dolorosissimo, seduti nella rarefazione del Vuoto, i colori e gli odori finalmente a turbinare… È allora che ritorna l'anima ch'era dipartita, accesa alle visioni del cuore, rapita al sé, "gettata infine in lacrime, come un cencio, lontano"; solo allora, anche una modestissima punta di spillo, se la fissi, può rivelarti dolcissime vie di consolazione. Proprio come davanti a una candela, assicurava Bachelard: in quella “fiamma il Tempo si mette a vegliare”, ché son davvero cessate tutte le cadute libere e le valanghe a blocchi. Cronos  finalmente  riposa.

 

Del resto, le Enneadi sono qui per questo, per spiegarcelo: se l'Uno -come deve- è quella medesima candela, non sarà forse la Realtà visionaria, l’unica, l’autentica: Venezia, non sarà forse quella la sola possibile sfera luminescente che si espande d’attorno. “Bisogna che i tuoi occhi si rendano simili all'oggetto da vedere, e gli siano pari, perché solo così potranno fermarsi a contemplarlo. Mai un occhio vedrà il Sole senza essere divenuto simile al Sole, né un'anima contemplerà la bellezza senza essere divenuta bella” (Enneade I, 6 ).

 

Venezia, dunque, come estremo limite dell’irradiazione, Luce irrelata, impronta della vacca sull'impronta dell'uccello (Veda): Harmonia coelestis o nostalgia del Divino? 

“Perfino nella tarda sera del Venerdì Santo, allorché tutte le lampade sono spente, e sola vige, sotto la cupola dell'altar maggiore, la palpitante fiammella d'un cero, quell'oro si spande in brividi vaguli e subita nei brillii per la grande ombra cava, e quelle figure, ingigantite e impallidite nella tragica maestà dell'ora, operano i loro incantesimi di gesto e di parola sulle anime inginocchiate. Anche allora, forse allora più che mai, la chiesa sembra, meglio che una costruzione umana, un dono divino” (Diego Valeri, Guida Sentimentale di Venezia).

 

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