"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004                           


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura

 


 

 

10. William Shakespeare

 

 

     

 

 


 

… I grandi dolori, anche quando tacciono, mai restano muti.

(René Leriche, Chirurgie de la douleur)

 

Alludire massacranti progetti Macbeth  pare l”uomo giusto per dire : “Donna che cosa c”è tra me e te?”.  E invece non è lui a pronunciare questa frase.   

Il  sangue scozzese scorre  – pare Shakespeare non sia mai stato in Scozia come Rimbaud non aveva mai visto il mare quando compose il Bateau Ivre -  e tutta la vicenda simbratta di  violenti rossori e di marci deliri. - Lady Macbeth lava mani da sonnambula segnate da “damned spots” in cui si strofinano incubi sanguinanti che grondano rimorso e ambizioni forsennate, fissate da pugnali ben conficcati. Il dottore, invocato come panacea allo smarrimento del bene, non può praticare la trasfusione : This disease is beyond my practice…” e mischia parole di scienza a parole di fede in una capriola di sacro e profano : holily, the divine, God – infected, physician, disorder, nature(atto V sc.i)

La medicina della fine cinquecento (e oggi?) s”imbizzarrisce di fronte ai crepacci della mente e agli strapiombi del cuore. Il dottore visita Lady Macbeth: ne osserva il  passo, ne ausculta  i “folli sussurri”, ne annota i traballanti sintomi, chiede succinta anamnesi,  non pronuncia  diagnosi e mantiene la prognosi.  

Non è la prima sonnambula che il medico visita ma lincedere,  ben dipinto nelle note linee  chiaroscurali impazzite di Füssli come nel ritratto tuttocchi di John Singer Sargent di Ellen Terry, lincedere prolungato in braccia come onde elettromagnetiche a riflettere gli ostacoli, insospettiscono il dottore: “…more needs she the divine than the physician. God, God forgive us all….”.

 Nella mente generosa e colta di Shakespeare la sfera divina avvolge molti moti umani e astrali:  scienza e filosofia non hanno ancora lanciato  gli  anatemi illuministi, né  diagnosticato la morte di Dio.  E allora,  il genio tocca, sparisce, ricompare, crea, si nasconde e infine trabocca.

Lady Macbeth e lincerta sua malattia mortale  saranno  fortunosamente poco strapazzate dall”infezione ottocentesca dellOpera. Saranno invece rivisitate dai nipotini Lumière: il prodigioso Orson Welles, regista ed attore in un film girato in 21 giorni con un budget minimo, Akira Kurosawa,  con unincredibile Lady Macbeth senza i riccioli arruffati di Medea, con capelli invece lisci, allorientale (questo pare fosse il film preferito da T.S. Eliot),  Roman Polanski  a torto snobbato perché il suo Macbeth  fu prodotto dalla rivista Playboy e infine Michael Bogdanov, il cui Macbeth degli anni novanta  non manca di  occhiali da sole, bandane e linguaggio a velocità globalizzata. 

In questa tragedia, più domande rimangono sospese  a sventolare nel cielo della letteratura . Una mi preme: Lady Macbeth risveglia davvero tutta la misoginia che Shakespeare aveva in corpo per i dolori procuratigli da Mary Fitton? O questo è solo vile pettegolezzo? 


 

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