"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004

        

        Poesie di Marina Cvetaeva per Osip Mandel'stam

 

 

 

 

 

    Io Vi battezzo nel terribil volo (1)

 

       Cura e traduzioni di Fiornando Gabbrielli


Собирая любимых в путь,

Я им песни пою на память —

Чтобы приняли как-нибудь,

Что когда-то дарили сами.

 

Зеленеющею тропой

Довожу их до перекрестка.

Ты без устали, ветер, пой,

Ты, дорога, не будь им жесткой!

 

Туча сизая, слез не лей, —

Как на праздник они обуты!

Ущеми себе жало, змей,

Кинь, разбойничек, нож свой лютый.

 

Ты, прохожая красота,

Будь веселою им невестой.

Потруди за меня уста, —

Наградит тебя Царь Небесный!

 

Разгорайтесь, костры, в лесах,

Разгоняйте зверей берложьих.

Богородица в небесах,

Вспомяни о моих прохожих!

 

17 февраля 1916

Ai miei cari, per il viaggio,

Alzerò canti in memoria —

Che a essi torni in qualche modo 

Quel che un tempo hanno donato.

 

Sul sentiero verdeggiante

Li accompagnerò all’incrocio.

Canta, tu, vento mai stanco,

Strada, e tu, non esser dura!

 

Grigia nuvola, non piangere, —   

Son calzati come a festa!

Tien per te il tuo dente, vipera,

Ladro, getta il tuo coltello.

 

Tu, bellezza di passaggio,

Sii con gioia a loro sposa.

Per me adopra le tue labbra, —

Dio ti ricompenserà.

 

Divampate, fuochi, ai boschi,

Disperdetene le fiere.

Santa Vergine del cielo,

Tieni a mente i miei viandanti!

 

17 febbraio 1916


Fra i “cari” di Marina, almeno nel 1916 (perché dieci anni dopo ne scriverà con acredine), c’era anche Osip Mandel’shtam, a cui la poesia è dedicata. I due s’erano conosciuti nel luglio del ’15 a Koktebel’, località di villeggiatura sul Mar Nero, in casa di Maksimilian Voloshin, Max per gli amici. Da Max – soprattutto da sua madre, Elena Ottobal’dovna, perché lui era quasi sempre a Parigi – si radunava d’estate una vera e propria commune di begli spiriti. Là passava le vacanze la famiglia Efron al completo: Sergej, Marina, la loro figlia Alja, la bambinaia e il gatto; c’erano poi le bellissime sorelle di Sergej, Lilja e Vera, e il fratello Pjotr, la sorella di Marina, Asja, con marito e figlio, la poetessa Maija Kjuvil’é (futura moglie di Romain Rolland); e ancora pittori, avvocati (con velleità letterarie, al solito), e così via: lo stesso Max aveva ribattezzato casa sua Obormotnik, ritrovo delle teste di cavolo, dei buonannulla.  Hanno gettato fuori bordo ogni convenzione, ogni regolamento, ogni disciplina... Tutti si amano l’un l’altro, tutti si danno del tu”, maligna nei suoi diari una vicina. Certo è che i buonannulla, a Koktebel’, non s’annoiavano. Di giorno gite in barca, passeggiate in pineta, escursioni; la sera recite di poesie, musica, canti e balli fino a notte. E’ lì che nel luglio del ’15 approda Osip Mandel’shtam, ventiquattrenne, già noto poeta, amicissimo di Anna Achmatova e di suo marito Gumilev: “fidanzato alla libertà”, come dice di sé, “mosca di marmo”, come lo chiamano i buonannulla. Una sua poesia di quell’anno rievoca probabilmente l’atmosfera del falansterio volosciniano:

 

(...)

E l’eucarestia si prolunga, come un eterno mezzogiorno –

Tutti si comunicano, giocano e cantano,

E sul volto di tutti una divina coppa

Con gioia inesauribile si versa.

 

Marina quell’estate aveva portato con sé l’amica, la poetessa Sofija Parnok, Sonja, che aveva conosciuto l’anno avanti a Koktebel’, e la sorella di lei, Liza. Fra Marina e Sonja era divampata nell’inverno, a Mosca, una travolgente storia d’amore (ma cosa non è travolgente, in Marina!). La racconterò, possibilmente, una prossima volta. Sergej non c’era: era militare su un treno portaferiti (sono i giorni della grande offensiva di Hindenburg sul fronte russo). Il rapporto fra le due giovani donne (Marina 23 anni, Sonja 30) comincia a scricchiolare, forse proprio per l’arrivo di Osip: molte poesie di quel periodo, anche se non espressamente dedicate a lui, l’hanno per soggetto. 

Eccone una


 

 

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