"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003


 


5. Il complesso del figlio cadetto

("Poseidone")

di Maria Milvia Morciano

 

Kafka ha infilato il dito nella piaga. Ha lacerato quel velo di ritegno che da sempre attutisce i pettegolezzi che girano intorno al terribile dio degli abissi marini. Poseidone ricorre a ogni  espediente per somigliare al fratello maggiore. Lo imita in tutto: si sposa o amoreggia con un numero illimitato di ragazze, si trasforma nelle forme più bizzarre. Niente da fare: non è lui il dio più importante; è condannato a stare un gradino più in basso di Zeus, padre di tutti gli dei e degli uomini.

E si tradisce, disvela una sorta di malcontento, una specie di nostalgia… Non è vero, forse, che ogni onda finisce sempre per tornare a terra? 

Quando assume forma d’animale si fa ariete, cavallo, toro. E quando, dopo aver sposato Anfitrite, diventa re del mare, s’inabissa seguito da un corteo di creature che gli ricordano, con la loro forma ibrida e dimezzata, la terra, il regno che non potrà mai avere: ippocampi, centauri marini, tritoni…

La tradizione lo raffigura con una nera criniera e il tridente, selvaggio e terrifico.  Kafka nomina il suo bronzeo torace, ma lo immagina un po’ bolso. Non lo dice per discrezione, ma si vede che lo pensa. 

Poseidone amministra le acque. Un lavoro sedentario e noioso, che lo impegna totalmente, perché le pratiche da sbrigare sono sempre tante, tra correnti marine, tempeste e mari che non si fermano mai.Unica distrazione sono brevi  viaggi da  pendolare nell’Olimpo, a render onori al fratello. Torna sempre contrariato e si rimette a testa bassa sulle “bagnate carte”. 

Come tutti gli insoddisfatti, rimette nel futuro un po’ di pace. Aspetta la fine del mondo. Allora sì avrà requie e potrà permettersi un “viaggetto circolare”.