"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per i racconti di Kafka:

 

15. Ancora Kierkegaard

 

 

 

 


 

 

A proposito del “No!” di Don Giovanni e della Musica

 

LA STATUA

Pentiti, cangia vita

È l'ultimo momento!

DON GIOVANNI:

No, no, ch'io non mi pento,

Vanne lontan da me!

 

Certo però che, in questo numero dedicato all’amateur par excellance, non può sfuggirci che il nostro Don Giovanni sceglie, e certo non un pentimento che secondo il buon Kierkegaard dovrebbe farlo ascendere alla sua più intima essenza di uomo morale. Egli, anzi, di fronte allo spalancarsi dei fuochi infernali, sceglie, sì, ma ancora quel “se stesso” disperso in sensuali piaceri, quella forza vitale incantata dai colori del mondo. 

Che cosa succede, allora, in quel suo “No!”?

Succede che Don Giovanni afferma, come sempre e in barba anche alla fine del futuro, l’uomo che è stato: il cacciatore di istanti di voluttà, l’amatore di forme conturbanti. Questo “amarsi”, questo far cadere nella rete del proprio amore ogni femmina a portata (Kierkegaard lo riconosce) è una forza non contenibile in seduzioni fatte di parole, ma è musica, che è “il demoniaco”, che nel demoniaco ha il suo “oggetto assoluto”. Raccontando Don Giovanni, le parole della filosofia come della letteratura restano fuori dalla sua forza, come le lagne di Don Ottavio o di Donna Elvira dal suo divertimento: 

“Quando invece egli è concepito in musica, non ho più un singolo individuo, ma la potenza naturale, demoniaca, che non si stanca mai, che non ha mai finito di sedurre, come il vento non si stanca mai di soffiare, il mare di cullarsi o le cascate di precipitarsi dall’alto” (S. KIERKEGAARD, Don Giovanni).

 


 

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