"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003

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Les Annales

 

Barry Lindon di S. Kubrick

 

Quand'è che il '700 s'insettecentò?

Breve storia di lungo periodo

 

di Lai & Vir


Il Settecento s’insettecenta, care signorine, quando il Seicento si Deseicenta, e cioè quando si scoprì la beltà della servetta.

Una servetta deliziosa che eccita il suo banale barone può essere molto più viva, interessante e divertente dell’ennesimo giuliocesare neroniano coi cuturni e le arie alla Haendel coi daccapo. Con la servetta ci si riconcilia con se stessi e si scopre il proprio Tempo come un’età fortunata, in cui vale la pena vivere. Si celebra allora la vita per quello che è: messo Dio sempre un po’ più in là, torna, se non l’Amore, il Desiderio a dare il La della felicità: ci si sposa, ci si cornifica, ci si innamora, ci s’incapriccia, si tresca, si palpita, si mente, si ricomincia... – Siccome si è imparato il gusto dell’intelligenza svelta, ed elegante perché svelta, lì dove l’Amore non ossessiona troppo, la passione di sé porta a intrescare relazioni gustosamente pericolose.

 

Si scopre che le leggi del desiderio sono leggi, come tali elementari come quelle della guerra o della chimica. Si riconosce così che la Donna è come l’Uomo: né meglio né peggio, né più in basso né più in alto: muore la gelosia rovinosa, trionfa la tolleranza di chi ha imparato a riconoscere che Così fan Tutti, e Tutte... A proposito della gelosia, era da sempre chiaro che, almeno quella del Seicento, con l’Amore non c’entrava niente: chi tradiva, offendeva l’Onore, e questo sì, in mancanza d’amore, era irreparabile: la fissa dell’Onore – una paranoia bislacca barocca e perfettamente autoreferenziale - è una delle nevrosi del Seicento: l’altra è forse, oltre a Dio, la malinconia, che pare per un imponderabile istante svanire come nebbia al sole.

La fissa del Settecento è l’eleganza, la semplicità esatta, qualcosa che ha a che fare con il Gusto, per cui, fissandocisi troppo, si finisce col trovare grossolani Dante, Shakespeare e Bach!... 

 

Dall’altra parte, la scoperta leggera di quanto sia a portata di mano l’intelligenza, fa riconoscere la vocazione invariabilmente stupida del Mondo, per cui il saggio sarà ironico e pudico, disincantato e mai ossessivo: come dice Voltaire, e sembra il Tao, alla sua morte lascerebbe volentieri il mondo come l’ha trovato... - ...Qua e là, naturalmente, si intuisce – all’inizio non più che un trasalimento - la sensazione che si sta pattinando su un ghiaccio pericolosamente sottile, e che proprio sotto i piedi gli abissi aspettano, semplici voraci e pazienti. - Già Mozart si sa fare sconcertantemente malinconico, o scatenarsi come una tempesta di bora. Anche nei romanzi, s’impara che, a giocare troppo col fuoco, si rischia se stessi irreparabilmente: non è detto che una notte di sesso possa restare elegantemente Senza Domani, e che il gioco a quattro d’una coppia che s’incrocia resti una geometria di libidine elegante: le affinità elettive sono demoniche, e facilmente ci si scopre non più signori delle proprie voglie di quanto una nuvola sia padrona della sua forma.

 


 

 

 

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