"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 12, settembre 2007 

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

13.  Tra essere e non essere - io?

 

 


 

«Ciò che mi fa io è questa decisione di essere in quanto separato dall’essere, di essere senza essere, di essere ciò che non deve niente all’essere, che ha il suo potere dal rifiuto di essere, l’assolutamente «snaturato», l’assolutamente separato, vale a dire l’assolutamente assoluto.»

(M. Blanchot, Lo spazio letterario, Torino 1975)

  

«Il problema è compiere una scelta definitiva, ed accettare il presente

 (W. H. Auden, Lezioni su Shakespeare)

 

 

  

«In Shakespeare, come in tutti i grandi scrittori mimetici, l’indecidibilità è la regola…» (R. Girard, Shakespeare. Il teatro dell’invidia, Milano 2002). Vedi Lady Macbeth al marito (l’unico matrimonio felice in Shakespeare è quello di due assassini!):

 

«Hai paura ad essere nell’azione e nel coraggio

quello che sei nel desiderio?»

(Macbeth, Atto I, sc. 7)

 

 

Identica question in Amleto: «il colore nativo della scelta / sotto l’ombra pallida del pensiero / si fa viola, e grandi imprese per questo / sguardo si svìano dal loro corso / e perdono il nome di azione» (Atto III, sc. 2).

Saprebbe risponderle Cioran: «Più si è, meno si vuole. Ci precipitano verso l’atto il nostro non essere, la nostra fragilità e la nostra inadattabilità.» (E. M. Cioran, La caduta nel tempo). - Mentre però per Lady Macbeth “essere” è vivificarsi nell’azione del desiderio, per Amleto “essere”, dato l’inguaribile Mondo, richiederebbe rattrappirsi a una psicologia ben poco ardua: impossibile anche volendo. Impossibile, quindi, essere un qualche perentorio è!

 

«Questo dipende da ciò che ‘è’ è»

(J. Derrida, Sulla parola, Roma 2005)

 

Allora diciamo così: si potrà tutt’al più essere flebilmente e di passaggio («Nel mondo io occupo soltanto un posto che sarà occupato meglio quando io l’abbia lasciato vuoto», A piacer vostro, Atto I, sc. 2) , e in ogni caso mai sempre nello stesso modo, mai sempre lo stesso, come sa perfino la, in apparenza, poco speculativa Ofelia: «Signore, noi sappiamo che cosa siamo, ma non sappiamo che cosa possiamo essere…» (Amleto Atto IV, sc. 5).


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