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SETTEMBRE 2007

NUMERO DOPPIO

 12 & 13

Amleto & altri Amleti


n. 12

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PROSSIMO NUMERO

La Luna


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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del compagno segreto

 

 

 

Spettro delle mie brame

 

(fantasmi di Amleto)

 

 

«Shakespeare? NO!»

(L. Sterne, Tristram Shandy, cap. XII)

 

«A me non piace.»

(L. Wittgenstein, Pensieri diversi)

 

Una forma grave della dimenticanza è il successo: tanto più è unanime, tanto più è oblio. Ogni lode una frase in più per il dizionario dei luoghi comuni: zolle sonnambule per seppellire il testo riottoso sotto un cumulo di pace che potremmo chiamare anche Canone della Letteratura Universale. Molto meglio allora la dissonanza d’un’onta.

Cose moto intelligenti sull’inafferrabile Amleto le hanno dette quelli che l’hanno odiato. Certo non è un caso: tutti sappiamo che ci sono verità che si possono dire solo offendendo; e che nella vita ogni tanto, specie tra gentlemen, la maleducazione è dovuta. A quel punto, il problema sarà riuscire a sostenere il grado non caramelloso della verità. - Ora è un fatto che su Amleto il coro unìsono di estatica stupefazione non solo è un caso eclatante di falsa coscienza, ma un falso tout-court. Appena sotto l’opaco e ipocrita OH! universale, come se un essere o non essere alla mattina e uno alla sera sia normale per tutti come un’ola allo stadio, c'è una vitalissima guerra dei mille anni. Da sempre per Amleto si commettono eroismi e crimini. La cosa fascinosa è che a noi pare evidente che il dramma stroncatissimo non solo abbia meritato tutte le sue calunnie, ma che le abbia fomentate: pare fatto apposta per attirarle come il miele le mosche. «La Gioconda» della letteratura mondiale (T. S. Eliot) è stata un’infinità di volte dileggiata, edulcorata, riscritta, censurata, idolatrata bassamente. Hanno più glosse i suoi versi che cicatrici il testone di Moby Dick, ed è chiaro che il testo se ne vanta come di un blasone piratesco. Amleto ha non solo subito, ma preteso tutti gli equivoci dell’odio e dell’amore geloso. Né gli bastò: s’è abbassato a cercare l’ecolalica ammirazione scolastica e la burocratica anatomia accademica delle sue peggiori frattaglie: basta comprare anche la più economica delle versioni per costatare questa bieca fame di unanimità.  

Si riconoscerà che bisogna avere una forza vitale abnorme già solo per causare e sostenere tutto questo: figurarsi poi per sfuggirne subito dopo a gambe levate come un Pinocchio dal suo falegname. Più che altri testi persino altrettanto cosmici, Amleto ci si è svelato insomma un capolavoro dai pudori puttaneschi: più che una «Gioconda», una Manon Lescaut equivoca e connivente, del tutto complice coi suoi - citiamo una figura celebre di Amleto - suonatori di piffero.

Il che, va da sé, ci affascina più di qualunque castità.

*°*

Valgono sempre per queste «scritture al limone» (M. Praz) due regole oneste: si legge e si scrive «in nome di una descrizione più esigente» (J. Derrida); e, sapendo che non si renderà mai giustizia a Shakespeare, «dovremmo almeno cambiare, di tanto in tanto, i metodi con cui gli facciamo ingiustizia» (T. S. Eliot).

 Le immagini di questo numero sono di fc

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
File audio con letture di Gadda, Joyce, Manganelli, Bene e Atwood
degli attori Sara Alzetta e Giulio Morgan