"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 


n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

58.  La fine del mondo

 


«Dunque l’uomo non è niente più di questo?»

(Re Lear, Atto III, sc. 4)

 

«Non c’è nulla al mondo che mia dia piacere…»

(Re Giovanni, Atto III, sc. 4)

 

«Ma noi non diremo mai abbastanza ingiurie contro gli eccessi del nostro sentimento.»

(M. de Montaigne, Saggi, vol. I, Milano1986)

 

 

Come tanti isterici, questi monarchi, compresi parenti e aspiranti, spiattellano a se stessi nerissime metafisiche da Ecclesiaste solo perché le cose – magari solo per un attimo! Appena una nuvola a ciel sereno! – le cose vanno storte. Fallisce il complotto? S’inceppa la battaglia? E allora giù cattiverie sull’uomo schifoso e il cosmo reso purulento dal non senso!… «Tutto questo in te non è che affettazione: povera e indegna ipocondria scaturita da un cambiamento di fortuna» (Timone d’Atene, Atto IV, 2). All’opposto, basta che un po’ di banalità geopolitiche, o anche solo di carriera loro in bilico, vada a posto perché subito i tromboni risùcchino in un come non detto, nell’iracondo vuoto interiore, il sublime monologo che il Bardo quasi non vedeva l’ora di piazzargli in bocca.

Che potrebbe essere anche un modo spietatamente equo di Shakespeare per dirci che non ci sono uomini giusti: che il giusto e il vero li vedono solo quelli che perdono, ma solo finché perdono. Il resto è silenzio assenso. 

 


 torna a  

 

     torna su