"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

 

22. Taccuini

 

 

 


 

AMLETO - …le mie tavolette… è bene che io metta giù questo…

(Atto I, sc. 5)

 

«Il tuo dono, il taccuino, è nel mio cervello

Tutto scritto in memoria duratura»

(Sonetto 122, vv. 1-2)

 

Come l’amore per Beatrice resta stampato per sempre nel libro della memoria di Dante (Vita Nuova, cap. I), l’ordine di vendicarlo che Amleto riceve dallo Spettro, dice enfatico Amleto,  «tutto solo vivrà / Nel libro e nel volume del mio cervello, / non mescolato a materia più vile» (Atto I, sc. 5). - Ma non gli basta: ripensando alla luce della terribile rivelazione del papà non morto per caso ma ammazzato, che lo zio Claudio è ora un re fratricida dal volto radioso, Amleto fa una cosa strana: «le mie tavolette… è bene che io metta giù questo, che uno può sorridere, e sorridere, ed essere uno scellerato; almeno son sicuro che può essere così in Danimarca. [Scrive]. Così, zio, lì voi siete…» (Atto I, sc. 5).

 

Assieme ad altre isterie, la cosa potrebbe ben darci l’idea di che choc tremendo dev’essere stato per lui l’incontro col fantasma sugli spalti di Elsinore: prendere tutto concitato il suo quadernetto per appuntarsi che lo zio è uno scellerato sorridente… momento di vertiginosa regressione a qualcosa che gli darà pace fare, paura che il libro della memoria sia un libro di sabbia, chissà. Del resto cosa dirà ad Orazio e agli altri compagni ansiosissimi appena li rincontrerà? Che la Danimarca è un covo di «furfanti matricolati», alché perfino Orazio non può trattenersi dal dirgli che «per dirci questo, monsignore, non c'era bisogno che un fantasma uscisse dalla tomba» (Atto I, sc. 5).

 

Però c’è chi non perdona: «Amleto è uno studente i cui rari piaceri hanno a che fare con il pensiero. E’ patetico, per non dire comico, che dopo avere udito lo Spettro, il suo impulso si quello di mettere subito mano al taccuino d’appunti, per così dire, e buttar giù una nota sulla constatata ipocrisia dei malvagi» (N. Frye, Shakespeare, Torino 1990)

Davvero Amleto altro non è che «un povero ragazzo con un libro in mano» (Stanislaw Wyspiański)? Non solo Ofelia direbbe tutt’altro! - A ognuno, del resto, il suo: «Il Rinascimento esplorava l’universo, il Barocco le biblioteche» (W. Benjamin, Premessa gnoseologica a Il dramma barocco tedesco, Torino 1999).


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