"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

 

27. Arbirtrî soggettivi

 

 

 

 


 

AMLETO - Ma io dentro ho qualcosa che non si può mostrare, e questi, del dolore, sono gli orpelli, le gabbane.

(Atto I, sc. 2)

 

 

«Si dice di Dio: “Nessun nome può nominarti”. Ciò vale anche per me: nessun concetto mi esprime, niente di quanto viene indicato come mia essenza mi esaurisce: sono solo nomi (…). Se io fondo la mia causa su di me, l’unico, essa poggia sull’effimero, mortale creatore di sé che a se stesso consuma, e io posso dire: ho fondato la mia causa su nulla.»

(M. Stirner, L’unico)

 

 

«…e non esiste altro che ciò che non esiste.»

(and nothing is / But what is not)»

(Macbeth, Atto I, sc. 3)

 

 

«Ma il principio polemico della «soggettività che è verità», applicato alla letteratura, sposta una volta per tutte l’attenzione sugli approcci invece che sugli oggetti, sui viaggi invece che sulle mete, sulle quinte invece che sugli oggetti, sui viaggi invece che sulle mete, sulle quinte invece che sui palcoscenici, sulle voci invece che sui temi, sui punti di vista invece che sulle vedute. Apertamente antiaristotelica, si interessa appassionatamente alla potenza e pochissimo all’atto. Considera la realtà dal solo punto di vista degli accidenti; dubita che esistano sostanze, cause, e perfino regolarità riconoscibili. Personale fino all’arbitrio, privilegia le intenzioni, i movimenti, i gesti: possibilmente gratuiti.»

 

(L. Koch, Introduzione a S. Kierkegaard, Stadi sul cammino della vita, Milano 2006)


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