"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 11, settembre 2005 

 


 Marlene Dietrich: parole per la Musa

 

 

 

8.  Femminile

 

 

 


 

“Ci sono momenti in cui il cervello di un uomo non è

in grado di competere con il fascino di una donna”

(Disonorata (X-27, 1931)

 

“Voglio”, dice l’ufficiale dei Servizi segreti che assolda Marlene come agente, “una donna che ci sappia fare con gli uomini” (Disonorata, X-27, 1931). – Saperci fare, quasi sempre, e sempre quando non c’è l’amore, vuol dire aspettare che gli uomini facciano tutto da soli, autori come sono di catastrofi che non serve nemmeno accelerare.

 

Forse, molto più che l’uomo come specie, è il maschio “l’animale non stabilizzato” (Nietzsche). Tutte le sue fumisterie di doveri, princìpi, comandamenti e imprecazioni, quando iniziano a sciamare intorno a Marlene,  appaiono per quello che sono: compensazioni, maschere che danno un contegno più ringhioso che solenne a incertezze aggressive, a solitudini crudeli, a idiozie rancorose… 

 

Tanto più per queste cacofonie morali, una donna è un mistero.

Ma essere un mistero è di per sé una colpa, perché “il borghese non tollera in casa sua niente di incomprensibile (K. Kraus, Detti e contraddetti): a quale prezzo, del resto, potrebbe una donna non esserlo? - Al poliziotto che le sta stando la caccia, e che dubita che una mamma in fuga col suo bambino lo ami davvero, Marlene dice con un’amarezza rara:  “Che ne sa un uomo dell’amore materno?” Venere Bionda (Blonde Venus, 1932).

 

Quanto allamore che finisce, maschile è il rimpianto che rimesta rancoroso; femminile è l’odio irrevocabile di Medea, che in Marlene non cè mai, come il sorriso su una catastrofe non più drogata dalle nostalgie. – Paradosso vero: proprio questa rinuncia a tutto il passato fallito può salvarlo, farne tornare il futuro mancato come un destino ancora compibile. Per questo, occorre una miracolosa cospirazione tra caso e cura, fedeltà e fatalismo. Così vedi almeno in tre film: Venere Bionda (Blonde Venus, 1932), Shangai express (1932) e Capriccio spagnolo (The devil is woman, 1935).

 


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