"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per i racconti di Kafka:

 

 

10. Thomas Mann

 

…magico umorismo nel Castello

 

…K. invece persiste, ostinato e fino alla prostrazione a regolare la propria esistenza secondo le istruzioni del “castello”, benché tutti i funzionari di esso lo respingano brutalmente. Il che lo porta a giudizi e a considerazioni tutt’altro che riguardosi nei confronti del castello, verso il quale tuttavia, nel profondo dell’anima conserva un sommo rispetto: questa è la poetica aura vitale, l’ironica atmosfera del romanzo.

Invalicabilità dell’abisso che separa, dal punto di vista razionale. Dio dall’uomo; l’incomprensibile, apparente ingiustizia divina (Giobbe) espressa dal fatto, rappresentato con magico umorismo, che la realtà celeste, considerata dal punto di vista della ragione umana, appare ora invece come una cosa spregevole (la registrazione degli atti), miseranda, corrotta, capricciosa, insensata, spettrale, pedantesca, ma sempre impenetrabile. 

La varietà con cui Kafka sa esprimere le caratteristiche del mondo celestiale è ricca di un’incredibile gamma di sfumature, di una serie infinita di trapassi nel tragico e nel tragicomico.

(T. MANN, L’atmosfera ironica, in Scritti minori).

 

 

Gide ha pubblicato nel 1925  un saggio per la prefazione all’edizione Champion di “Armance”, che  ci  accompagna alla scoperta di alcuni “misteri” subacquei della complessità psicologica negli uomini,  che  Stendhal seppe dipingere così bene. In questo scritto, breve ma  prezioso,  sono evidenti, fin dalle prime righe, non solo ammirazione, ma anche affetto profondo per lo scrittore:

 

“Per parlar bene di Stendhal, ci vorrebbero un po’ i suoi modi. Spesso è la noia che lo spinge a scrivere. Ma il piacere con cui lo fa è così intenso che non conosceremmo mai la noia che lo precede. Stendhal non dice mai nulla se non quando vuole, col minimo sforzo. Si abbandona al pensiero come altri fanno con l’ozio. Se è logico è perché gli viene naturale, per la salute dello spirito; in realtà non pretende di esserlo, giacché non pretende mai nulla; e se finisce per essere logico è proprio in questo momento che ci diverte di più, poiché la  passione e la sua sensibilità, più spiccata della ragione, hanno la meglio, allora è lui soprattutto che amiamo, attraverso ciò che dice, poiché la logica appartiene a tutti mentre la sensibilità che gli riconosciamo appartiene solo a lui”.

 

 

 

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