Due
        tra i classici sulla vita e l’opera di Mozart pensano di Da Ponte così:
         
        “Da
        Ponte, come librettista merita di essere seriamente studiato. La
        tendenza generale dei musicisti inglesi è di assumer per certo che
        tutti i libretti d’Opera siano da gettare; essi possono citare, in
        appoggio alla loro opinione, la celebre battuta dello Stesso Figaro: ciò
        che non vale la pena d’esser detto, si canta. Gli storici della
        letteratura si tengono lontani, inorriditi, da ogni dramma scritto per
        esser posto in musica, anche se l’autore è importante a sufficienza
        da esigere il generale rispetto. I tre libretti che Da Ponte scrisse per
        Mozart rappresentano altrettanti capolavori nel loro genere, e i suoi
        lavori per altri compositori non posseggon minore interesse.
        Rimaneggiare Tarare di Beaumarchais per farlo rappresentare a Vienna sotto il
        titolo di Axur, richiedeva non
        poco talento. E in questo caso, è il testo francese che ha la peggio se
        lo si confronta, pagina per pagina, con quello italiano. Da Ponte,
        evidentemente, si applicava con gran serietà nel suo compito di
        librettista, ed è chiaro che egli sceglieva e costruiva i suoi libretti
        con un’intelligenza sottile dei temperamenti e delle possibilità
        diverse dei compositori per i quali lavorava.”
        (E.
        J. DENT, Il teatro di Mozart,
        Rusconi).