Qui
          si contempla, per cinque minuti che poi ho da tornar alle mie ninfe,
          il Mistero regale della facilità!… Nell’arte mia musica forse più
          che in altre fecondo? E certo tutto vorrà essere – la lode di
          codesto Mistero – tranne che un invito alla scioperataggine d’un
          talento che s’impoltroni sul proprio stesso dono, e lì
          s’addorma!… Diamo dunque sempre per laudati soprattutto i calli al
          sederino presto famoso di Benedetti Michelangeli e l’“inesausto
          cercar” della Callas! Il casto demone del lavoro!…
          Ma
          basta ouvertures.
          La
          storiella che devo assolutamente dispensarvi oggi, riguarda la
          miracolosa Martha Argherich, regale Carmencita, splendida di fuoco,
          rigore e capelli, in Chopin, Bach, Ravel, Beethoven, Franck…
          continuate voi.
          Bene.
          Ecco
          la storia, da incoronare in magici silenti aloni di saggezza taoista:
          quando Martha era una bimba di appena tredici anni, era a Vienna
          allieva di Friedrich Gulda, un talento a sua volta immane che presto
          però si stufò di se stesso e si snobbò,  riducendosi ad essere
          appena eccentrico ed intelligentissimo,come dire l’ombra di se
          stesso.