"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


                   


 

 

Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte e W. A. Mozart

 

 

14. "Tutto quello che vorrò"

 

 


Di Mozart, Da Ponte scrive pochissimo nelle sue Memorie allegre e vanitose. Il primo libretto fu quello delle Nozze di Figaro: “possiamo essere certi che Mozart sia intervenuto in modo determinante in tutto ciò che riguardava la costruzione dei singoli atti, e particolarmente l’alternarsi di scene comiche e patetiche e in generale il ritmo di tutta l’opera. Saremmo autorizzati a pensarlo anche se non avessimo altra prova che l’innegabile superiorità dei tre libretti per Mozart rispetto agli altri scritti da Da Ponte, anche in anni più tardi” (A. Lanapoppi, Lorenzo Da Ponte).

 

Proprio Mozart fu comunque nelle sue lettere perfettamente chiaro su come dovessero essere condotte le cose: già nel 1781, a 25 anni, scrisse al padre che le parole del libretto devono “essere scritte solo per la musica” e non per un vuoto “amore delle rime” che avrebbe rovinato “le intenzioni del compositore”. Due anni dopo, netto e chiaro, riferendosi a Varesco, già librettista dell’Idomeneo e ora dell’Oca del Cairo, scrisse: 

 

“E ora veniamo a Varesco. Il piano dell’opera mi va benissimo. Ora è necessario che parli subito con il conte Rosenberg per assicurare al poeta la sua remunerazione. Che però il signor Varesco dubiti del successo dell’opera mi sembra molto offensivo nei miei riguardi. Posso assicurargli che il suo libretto certamente non piacerà se la musica non sarà buona. La musica è la cosa principale in ogni opera: e se vuole che il libretto piaccia, così da poter sperare in una ricompensa, dovrà modificare e rifondere tutto quello che vorrò, ogni volta che vorrò, e non fare di testa sua”.

 

Mozart sa che, con le pretese poetiche d’un librettista nutrito di Arcadia e Metastasio, aristotelismi e cruscherie, c’è da perderci la testa, gente con cui lavorare ma sapendo bene come difendersi. 

 

Lettera del 13 ottobre 1781: “I poeti mi sembrano quasi tutti dei trombettisti, con quei loro virtuosismi. Se noi compositori volessimo seguire così fedelmente le regole, la nostra musica varrebbe tanto poco quanto i loro libretti.”

E il padre Leopold, scrivendo alla moglie – 11 novembre 1785 – scusa il figlio impegnato proprio per Le nozze di Figaro, lavoro che “gli costerà molte corse e discussioni, finché otterrà un libretto così ridotto come desidera averlo perché risponda alle sue intenzioni.” 


 

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