"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


 


 

4. Troppo caos!  (e troppo sconcio!)

 

Ripensiamo alla trama, alla luce della domanda clou: “Quando si ride?” 

Tra i due morti ammazzati, ci sono gran dame che, o languiscono d’amore per uno che proprio non meriterebbe, o che fremono inflessibili per vendette selvagge: tanta nobiltade per quel tipo lì? E poi ci sono i fidanzati loro a macerarsi tra il languido e il seccato, il che s’è visto mille volte. - Come non bastasse, quando la trama s’affloscia nella ripetizione del Libertino che morde e fugge un po’ qua un po’ là, Mozart e Da Ponte s’illudono di tirarsi fuori dalla catastrofe affidandosi al colpo gobbo dell’horror più triviale: cimitero parlante con risveglio di statua-zombi, greve emblema di morto che si precipita alla vendetta, anche se non si capisce neppure bene mandato da Chi… A tentar di cucire il tutto in un tono buffo, giusto il Servo, che arlecchineggia scimunitaggini davanti ai vivi come ai morti. – Possibile che gli autori fossero così a corto d’ispirazione? Che sbracamento, che pasticciaccio, che confusione! Del resto se lo dice da solo, il duo Da Ponte-Mozart: “Senza alcun ordine la danza sia!”… insomma perfino si vanta: e infatti, qui, di ordine neppure l’ombra. Dov’è quella semplicità che è il solo segno della vera grande arte? 

 

Aggiungeremo - cascheranno definitivamente le braccia, ma quanto meno facendovi risparmiare il prezzo anche di eventuali biglietti futuri - che i due la lezione non l’impararono neppure dopo il fallimento di questa sortita nell’eccesso. Anzi. Si fecero catastroficamente recidivi già l’anno dopo col Così fan tutte, compiaciuto incrocio di corna di due coppie di amichetti… La stessa vedova del Wolfgang rimase pietrificata nell’imbarazzo per il resto dei suoi giorni: e poi Beethoven inorridito (“non si dovrebbe mai svilire l’Arte, che è cosa sacra, mettendola al servizio di un soggetto così scandaloso!”), e dietro di loro tutta la coda di cometa del Secolo!… fino al Wagner che si confessò sollevato dal fatto che Mozart avesse scritto della brutta musica per un soggetto così triviale!…

 

Magri guadagni, dunque, a Vienna: 255 fiorini per Mozart, 100 per Da Ponte. Situazione che si fa precaria soprattutto per Mozart che ha grossi lavori in programma. Molto meglio le cose per Da Ponte che, aureolato dal successo dell’Axur di Salieri, torna a scrivere subito per il compositore di corte (Il talismano, da Goldoni e, niente poco di meno, Il pastor fido, da Guarini).

  

            

  

 

 

 

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