"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre 2007                                         

 

          n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

 

53. Hitler

 

 

 

 


 

Sarà apparso metafora di cosa «C’è del marcio in Danimarca» nella sana Germania di Olympia e del Trionfo della Volontà del 1936? Da un medioevo brumoso e parateutonico, l’ariano Amleto spiccava come eroe atletico, sarcastico, presto sia di lingua che di spada. Il più grande attore, Gustav Gründgens, sovrintendente del teatro più prestigioso (lo Staatstheater di Berlino) la sua piroetta l’aveva compiuta passando da marito di Erika Mann (e quindi genero di Thomas e Heinrich) a consigliere di stato del Reich. Il cognato Klaus pubblica per giusta vendetta Mephisto ad Amsterdam già nel 1936, ma in Germania resterà censurato addirittura fino al 1981 (solo la DDR lo pubblicò nel 1956).

Con Gründgens contempliamo uno degli infiniti casi di ambiguità e adattamento, adesione semiattiva e opportunismo a Hitler al tempo del suo trionfo, scelte che, in un saggio una volta più famoso di adesso, si chiamò tout-court «la trahison deux clercs» (J. Benda, Il tradimento dei chierici, Torino 1972): Furtwängler, Heidegger, Karajan, Schmitt, Speer… – Più sbrigativo elencare chi non partecipò.

E – pare fosse davvero conturbante per il demone immenso del Grand’Attore – ci fu quest’Amleto replicatissimo. L’Essere o non essere sarà apparso appena l’iniziatico dubbio di un Parsifal senza Graal? O, in spensierata sospensione di ogni incredulità, ci si sarà commossi per la pura fabula del principe sfortunato, del giovane allegro e di talento che nasce – realtà archetipa – nel mondo sbagliato? O neppure questo? I gerarchi, amanti delle inferenze criptiche, però vigilavano ogni mossa, e Gründgens doveva tenerne conto.


 

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