"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre 2007                                         

 

          n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

 

62. Walter Benjamin

 

 


 

«Un’opera significativa o fonda il genere oppure lo liquida; nelle opere perfette le due cose si fondono.»

(W. BENJAMIN, Premessa gnoseologica a Il dramma barocco tedesco, Torino 1999)

 

 

«Almeno una volta l’epoca riuscì a evocare la figura umana corrispondente a quella doppia luce neo-antica e medievale in cui il barocco vide il melanconico. Ma ciò non riuscì in Germania. Si tratta dell’Amleto. Il mistero del suo personaggio è racchiuso nel suo passare giocoso, ma perciò adeguato, attraverso tutte le stazioni di questo spazio intenzionale, così come il mistero del suo destino è racchiuso in un accadere ce è del tutto omogeneo al suo sguardo. Soltanto Amleto è, per il dramma barocco, spettatore per grazia divina; non però la recita, ma solo e unicamente il suo destino, può soddisfarlo. La sua vita, come oggetto offerto esemplarmente al suo lutto, rimanda, prima di estinguersi, alla Provvidenza cristiana, nel cui grembo le sue tristi immagini si trasformano in esistenza beata. Soltanto una vita di questo genere, principesca, la melanconia, incontrando se stessa, si risolve. Il resto è silenzio. Perché tutto ciò che non è stato vissuto è destinato alla rovina, in questo spazio in cui la parola della saggezza aleggia solo ingannevolmente. Soltanto Shakespeare riuscì a fare scoccare la scintilla cristiana dalla rigidezza barocca, non stoica e non cristiana, pseudoantica e pseudopietista, del melanconico.»

 

(W. Benjamin, Premessa gnoseologica a Il dramma barocco tedesco, Torino 1999)


 

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