"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 

 


n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

59.  Vendetta o tragedia

 


 

«Tutto tranne la verità»

(Atto II, sc. 2)

 

«Nella tragedia l’individuo non è riconciliabile con l’universo, e il simbolo della loro contrapposizione è la morte. Nella commedia l’individuo è riconciliabile con l’universo, e il simbolo della loro armonia è il matrimonio.»

(W. H. Auden, Lezioni su Shakespeare)

 

«Invece in Shakespeare, e così pure in Goethe, ognuno, quando si fa avanti e parla, ha perfettamente ragione, fosse pure il diavolo.»

(A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena)

 

«La ricerca di autentico prese, nel gioco dell’infinita metamorfosi, due forme tipiche: il bisogno di ebbrezza e una forte disposizione alla teatralità.»

(K. Jaspers, Genio e follia, Milano 2001)

 

 

 

Piacer figlio d’affanno altrui: sarà questa la catarsi?

 

«Ma l’uomo tragico è colui per cui l’esistenza si è improvvisamente trasformata: era un chiaroscuro, ed ecco che è diventata esigenza di assoluta chiarezza e, a un tempo, incontro di tenebre fitte, appello ad una parola vera e prova di uno spazio infinitamente silenzioso, insomma presenza di un mondo che è incapace di giustizia ed offre solo la beffa dei compromessi, mentre ciò che occorre è l’assoluto – solo l’assoluto: un mondo inabitabile dov e bisogna abitare. Davanti all’uomo tragico, tutto si è improvvisamente irrigidito, dovunque ci sono incompatibilità a confronto. Donde viene questa improvvisa metamorfosi?»

(M. Blanchot, L’infinito intrattenimento, Torino 1977)

 

«La vera tragedia ha, nei confronti di ogni altra forma artistica, anche del Trauerspiel, una qualità particolare e straordinaria, una sorta di plusvalore che non è raggiunto da nessun dramma, per perfetto che sia, e a cui del resto nessun dramma – sempre che sia ben consapevole di sé, della propria essenza di gioco – pretende neppure di giungere. Questo plusvalore consiste nella realtà oggettiva dello stesso accadimento tragico, nel concatenamento enigmatico e nell’intreccio indissolubile di uomini indiscutibilmente reali, immersi nel corso non calcolabile di eventi indiscutibilmente reali. Su ciò si basa la grave serietà, non passabile di congetture né relativizzabile, dell’accadimento tragico, che di conseguenza non può neppure esser rappresentato come gioco drammatico. Tutti i partecipanti sanno di una realtà ineluttabile, non escogitata dal cervello umano, che, provocata dall’esterno, è accaduta e resta ben presente. L’ineluttabile realtà effettuale è la muta roccia contro la quale si infrange il gioco del dramma e si solleva spumeggiando la marea dell’autentica tragicità.»

(C. Schmitt, Amleto o Ecuba, Bologna 1983)

 

«Guardare dentro se stessi in maniera sana, senza distruggersi; inoltrarsi nella profondità inesplorata senza costruzioni illusorie e fantasticherie, ma in atto di pura contemplazione è una dote rara. Goethe.»

(F. Nietzsche, Frammenti postumi. Vol. III: Estate 1872 – Autunno 1873, Milano 2004)


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