"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 

 


n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

58.  Inchieste dialettiche

 


 

«Signori e signore, l’importante è proporre delle ipotesi.»

(G. Manganelli, Hyperipotesi, in  Tragedie da leggere, Torino 2005)

 

«La vita adempie a tutte le condizioni richieste dall’Insolubile.»

(E. M. Cioran, Quaderni. 1957-1972, Milano 2001)

 

«…questo privilegiare il dibattito rispetto alle conclusioni che accomuna Hamlet, Troilus, All’s well e Measuer for Measure e li propone come prototipi di un nuovo teatro: non più tragedie o commedie secondo i modelli classici e rinascimentali, ma «rappresentazioni», luttuose o meno (Trauerspiele, secondo la definizione data da Walter Benjamin del teatro di questo tempo), che rispecchiano quella nuova sensibilità che per comodità di classificazione storica è stata detta barocca, ma che per i caratteri delle sue espressioni stilistiche meglio potrebbe chiamarsi manierista – una visione del teatro e del mondo tanto più viva oggi, dopo il crollo delle ideologie. S’intende così il disagio di critici classicisti come T.S. Eliot perfino davanti ad Hamlet, che egli ritiene opera fallita in quanto in eccesso del suo correlativo oggettivo, e s’intende la straordinaria ripresa di interesse proprio delle «commedie nere» nell’ultimo mezzo secolo.» 

 

(…)

 

«In Hamlet, alla conflittualità finalizzata ad una determinata conquista si sostituisce la dialettica intesa ad esplorare i moventi delle azioni rappresentate. In entrambi i casi il conflitto è in funzione di quest, di una ricerca; ma mentre nel teatro classico il modello proposto era quello della conquista (con-quest), nel teatro manierista/barocco il modello sarà quello dell’inchiesta (in-quest). E’ la medesima distinzione fondamentale che esiste fra Iliade(conquista) e Odissea (inchiesta), e segnerà in tempi più recenti il passaggio dal romanzo cosiddetto realistico a quello cosiddetto psicologico. Ed è Hamlet ad aprire questa strada.»   

(G. Melchiori, Shakespeare, Roma-Bari, 2005)

 

DOPO SOCRATE «la dialettica penetra gli eroi della scena, essi muoiono di una ipertrofia logica. In ciò Euripide è ingenuo. La dialettica si estende all’intera struttura: l’intrigo. Odisseo: Prometeo. Lo schiavo.»

(F. Nietzsche, Frammenti postumi. Vol. I: Autunno 1869-Aprile 1871, Milano 2004)

 

«Il pensiero dell’eroe tragico dev’essere completamente incluso nell’illusione tragica: esso non può pretendere, ad esempio, di spiegarci l’essenza tragica. Amleto è il modello: egli dichiara sempre il falso, cerca sempre ragioni false – la conoscenza tragica non entra nella sua riflessione. Egli ha contemplato il mondo tragico – ma non ne parla, piuttosto, egli parla soltanto delle sue debolezze, su cui scarica l’impressione che gli è stata recata da quella visione.

Il pensiero e la riflessione dell’eroe non sono un’intima comprensione apollinea della sua vera essenza, ma sono un illusorio balbettamento: l’eroe si sbaglia. La dialettica si sbaglia. Il linguaggio dell’eroe drammatico è un continuo errore, un ingannarsi.»

(F. Nietzsche, Frammenti postumi. Vol. II: Inverno 1870-1871 – Primavera 1872, Milano 2004)

 

 «Tutta la vita umana potrebbe concepirsi come un immenso discorso, dove persone diverse vengono a rappresentare differenti parti del discorso… Quante persone non sono che aggettivi, intereiezioni, congiunzioni, avverbi, quanto poche sono nomi e verbi attivi, quante sono copule»

(S. Kierkegaard, Papirer, I)


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