L’opera
        nacque davvero dall’ “istinto suicida di Da Ponte, ben assecondato
        da quello analogo presente in Mozart” (A. Lanapoppi, Lorenzo
        Da Ponte)?
        Suicidi
        perché i due si ostinano a parlare di sesso: mai così esplicitamente e
        mai con una morale così “leggera”, il “far l’amore come
        assassine” di Despina… Forse si potrebbe dire così: se il Conte
        delle Nozze di Figaro è solo un cattivane volendo farsi la casta
        Susanna, allora avrà avuto ragione il Commendatore che infernò Don
        Giovanni; ma se ha ragione il Don Alfonso del Così fan tutte,
        allora ha ragione Don Giovanni…
        In
        ogni caso, perfino la vedova prosperosa di Mozart si vergognò a vita
        del Così fan tutte. Del resto l’Ottocento è un secolo
        borghese e cioè pedagogico, patriottico e bacchettone: cosa poteva
        farsene del manifesto gaudente del Così fan tutte? – rapida
        carrellata: dall’imbarazzo della vedova si passa allo schifo di
        Beethoven e al sollievo di Wagner che in Opera e dramma liquida
        l’opera con unta sottigliezza gesuitica. A legger bene, non c’è una
        parola che non sia una calunnia:
         “La
        nobile, onesta semplicità dell’istinto puramente musicale di Mozart,
        il suo spontaneo penetrare nell’arcano della sua arte, fecero sì che
        gli fosse assolutamente impossibile creare effetti magici, come
        compositore, là dove la poesia è piatta e insignificante. (…) Quanto
        più caro e più degno di onore mi è Mozart per il fatto che non gli fu
        possibile inventare per Tito e per Così fan tutte musica come quella
        del Don Giovanni e delle Nozze di Figaro! Se egli fosse arrivato a
        tanto, come ignominiosamente sarebbe stata disonorata la musica!”