Un
          giorno tra il 1940 e il 1943: campo di concentramento di Ravensbrück,
          80 km da Berlino. Due detenute camminano l'una accanto all'altra, a
          braccetto - cosa vietata dal regolamento! – Camminano con povere
          ciabatte lacerate. La più alta è Milena (si legge con l’accento
          sulla i: Mìlena) Jashenskà: Milena racconta sorridendo alla
          sua compagna, Margarete Buber-Neumann, la storia di un uomo che, dopo
          una notte di sogni inquieti, si risveglia trasformato in un grosso
          insetto. L'autore era morto sconosciuto diciassette anni prima,
          sconosciuto lo era ancora
          A
          differenza della totalità degli interpreti, che vedono nell'insetto
          una trasfigurazione di Kafka, Milena racconta la storia di Gregor
          Samsa identificando se stessa con l'uomo-insetto e il suo destino. Lo
          fa sempre, malgrado il lager, con un sorriso beato e sognante:
           
          “Era
          lei il viaggiatore di commercio, il Samsa indeciso e
          disconosciuto che, mutandosi in un insetto mostruoso, viene tenuto
          nascosto dalla famiglia che si vergogna di lui. Si soffermò in modo
          particolarmente dettagliato sulla malattia dello scarafaggio, su come
          infine i suoi familiari lo lasciano morire da solo con una ferita sul
          dorso nella quale si sono insinuati la sporcizia e gli acari.”
          (M.
          BUBER-NEUMANN, Milena.
          L’amica di Kafka, Adelphi).
          
           
           
           
          Milena
          muore nel lager per un tumore ai reni il 17 maggio del 1944.