"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre 2007                                         

 

           n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

 

68. Anti-Freud

 

 


 

«…la psicoanalisi (che il bardo inglese ne sia il fondatore?).»

(C. Bene, Opere, Milano 2002)

 

«Il testo freudiano riferito da Polonio è sussurrato, al  limite dell’intelligibilità ed è strumentale alla critica della disamina freudiana dell’Amleto che, messa in bocca a Polonio, «deve far ridere, visivamente deve già far ridere senza nemmeno capire le parole».»

(C. G. Saba, Carmelo Bene Milano 2005)

 

«La materia di cui sono fatti i critici letterari freudiani è essenzialmente la fantasia.»

(B. Vickers, Ripensare Shakespeare, Milano 2001)

 

«Le interpretazioni psicoanalitiche, con i loro complessi paterni e materni, sono state l’ultima fase, e al tempo stesso l’agonia, dello stadio puramente psicologico dell’interpretazione di Amleto

(C. Schmitt, Amleto o Ecuba, Bologna 1983)

 

 

«…e se ne dà una spiegazione così profonda – in rapporto con le forze cosiddette profonde – che ciò che conta non è più l’opera stessa, ma ciò che sta dietro di essa, non ciò che è stato scritto dallo scrittore, ma ciò che è stato trovato dallo psicanalista, il quale per giunta l’aveva scoperto per altre vie e in precedenza.»

(M.  Blanchot, L’infinito intrattenimento, Milano 1977)

 

E cita Jung: «L’interesse si discosta dall’opera d’arte per perdersi nel caos inestricabile degli antecedenti psicologici, e il poeta diventa un caso clinico, un esempio che porta un numero ben preciso della psycopathia sexualis

 

Non l’Edipo irrisolto è il punto, quando «ciò che rode Amleto sarebbe il rovello per l’indegno trattamento che la madre ha fatto della memoria del defunto sovrano, perché l’immortalità attraverso la fama postuma era uno dei capisaldi del mondo elisabettiano.»

(M. Praz, Prefazione a J. Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Milano 2006)

  

«I padri contano sempre meno di quel che vorrebbero far credere i loro figli e gli psicanalisti.»

(R. Girard, Shakespeare. Il teatro dell’invidia, Milano 2002)

 


 

 torna a  

 

torna su