"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre 2007                                         

 

           n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

 

71. Rivoluzione francese e Napoleone

 

 


 

«I Francesi giudicano naturale ciò che non sciocca il loro gusto.»

(W. von Humboldt, Sulla scena tragica dei francesi, 1800)

 

 

Con la Rivoluzione, l’apertura dei teatri, il cosmopolitismo e l’apertura agli autori stranieri, nei teatri dei Boulevards, tutto viene trasformato in melodramma: vale anche per Schiller e Shakespeare. Talma, al Théâtre de la République, consigliato da David e aiutato dal disegnatore Boucher azzarda il costume storico in Macbeth

La spettacolarizzazione in technicolor funziona benissimo. La gente accorre, ma gli intellettuali restano dall’altra parte. Col Théâtre Français,  Voltaire, Racine, «colonnati stinti, interni scialbi cieli male illuminati» (M. Fazio, Il mito di Shakespeare e il teatro romantico, Roma 1992): per loro Shakespeare è come Hitchcock prima della Nouvelle Vague, e come si definiva del resto da sé: autore non di tranches de vie ma de gateaux: troppo spettacolo ed effettacci, troppo alto il tasso d’incredulità da sospendere. Però la poco aristocratica Assemblea Nazionale a Parigi conferiva la cittadinanza onoraria a Schiller (assieme a Washington, Pestalozzi e Klopstock).

 

Negli anni di Napoleone (decreto dell’8 giugno del 1806) Shakespeare viene confinato nei teatri à spectacle: Hamlet diventa una pantomima tragica con danze ed epilogo infernale, lo stesso più o meno accadrà per Macbeth e Otello. Solo un po’ alla volta, infatti, i personaggi di Shakespeare avranno il permesso di diventare parlanti in Francia.

Nel 1810 esce in Francia, ma subito ritirato dalla censura, De l’Alemagne di Mme De Staël; sarà leggibile solo dopo la caduta dell’imperatore, nel 1814: si dice finalmente – idea appresa da Schlegel, precettore dei suoi figli nell’esilio dorato di Copper - che le culture sono relative, mutevoli, mai “naturali”.


 

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