"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre 2007                                         

 

           n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

 

97. Friedrich Nietzsche

 

 


 

 

 

«Se il socratismo dialettico caccia il miracolo dalla scena, per instaurarvi il testo razionale disastrosamente affidato alla lettura di attori “intellettuali”, il teatro è morto. E’ inutile l’inutile della grande estate tragica.»

(C. Bene, Opere, Milano 2002)

 

 

 

«L’uomo vede dappertutto non altro più che il terribile o l’assurdo dell’essere: egli ora comprende il destino simbolico del destino di Ofelia, ora capisce la sapienza del dio silvestre Sileno: tutto per lui è disgusto.»

(…)

«L’estasi dello stato dionisiaco con il suo annientamento delle abituali barriere e confini dell'esistenza comprende infatti, nella sua durata, un elemento letargico in cui s’immerge tutto ciò che è stato vissuto personalmente nel passato. Casi, per questo abisso dell'oblio, il mondo della realtà quotidiana e quello della realtà dionisiaca si distaccano. Non appena però quella realtà quotidiana riaffiora nella coscienza, essa, come tale, viene sentita con nausea; una disposizione ascetica, negatrice della volontà, è il frutto di quegli stati. In questo senso l’uomo dionisiaco è simile ad Amleto: entrambi una volta hanno gettato uno sguardo vero nell'essenza delle cose, hanno conosciuto, e agire li nausea; poiché la loro azione non può cambiare niente nell'essenza eterna delle cose, essi sentono come ridicolo o infame che venga loro richiesto di rimettere in sesto il mondo uscito fuori dai cardini. La conoscenza uccide l'agire, per agire si deve essere avvolti nell'illusione - questa è la dottrina di Amleto, non già quella saggezza a buon mercato di Hans il sognatore che non giunge all'azione per la troppa riflessione, quasi per un eccesso di possibilità. Non è la riflessione, certo! - è la vera conoscenza, è la visione dell'orribile verità, che prevale su ogni motivo incitante all'azione, cosi per Amleto come per l'uomo dionisiaco.»

(F. Nietzsche, Nascita della tragedia, 1872)

 

 

«Amleto diventa un modello implicito per Genealogia della morale di Nietzsche. La consapevolezza più shakespeariana di Nietzsche ricorda in tutto e per tutto Amleto: poiché possiamo trovare le parole solo per ciò che è già morto nel nostro cuore, vi è sempre una sorta di disprezzo nell’atto di parlare. Il resto è silenzio; l’atto del parlare è agitazione, tradimento, irrequietezza, tormento dell’io e degli altri. Con Amleto, Shakespeare arriva a un’impasse ancora irrisolta nella sublime commedia della Dodicesima notte, in cui l’erede del principe è Feste.»

 (H. Bloom, Shakespeare, Milano 2003)

 

«Da Nietzsche viene infine il radicalismo filosofico (…) e, in fin dei conti, deriva proprio l’archetipo del filosofo-figlio in rivolta verso i suoi predecessori, un pathos ribellistico…»

(M. Ferraris, Jackie Derrida. Ritratto a memoria, Torino 2006)


 

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