"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 


n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

33.  Intrigo e dittatura

 


 

Amleto - …potrebbe essere la zucca di un politicante, di cui quest’asino ora si fa gioco, uno che avrebbe gabbato perfino Dio, non potrebbe essere?

(Atto V, sc. 1)

 

«io credo che non ci dovrebbe essere nessuna legge per nessuno»

(O. Wilde, “Amleto” al Lyceum, in Autobiografia di un dandy, Milano 1996)

 

 

  

Anche se fallirà nel merito come un qualunque presidente di bicamerali italiane, Amleto conosce la legge essenziale della politica: «I must be cruel only to be kind» (Atto III, sc. 4). Vede bene che l’uccisione di Polonio accelera gli eventi, così si fa politico: rivendica a sé il governo dello stato di eccezione. Crudele a fin di bene, ma la battuta prosegue non promettendo niente di buono («Questo male è l’inizio, e il peggio è da venire.»). Così intanto giustifica se stesso: sentendosi da sempre il signore inappellabile del Fine, si fa giudice dei mezzi: autoreferenzialità che potrebbe annunciare un professionista degli intrighi di corte come dell’equilibrio delle classi e delle nazioni. Forse davvero uno degli spettri che s’agitano a Elsinore è Giulio Cesare, ideal tipo del politico perfetto (quelli di cui si finisce per augurarsi la dittatura), la cui tragedia Shakespeare aveva composto poco prima di Amleto, e che viene richiamato due volte: all’inizio per i segni funesti che ne anticiparono la morte, poi perché Polonio ricorda che ne recitò da giovane la parte con ottima resa della morte (e poco dopo morirà infilzato davvero).

 

Vedi tu l’utilità degli ossimori: pare che non vi sia altro modo per parlare di politica con un minimo di rigore che per contraddizioni esatte: Amleto si vede già essere un crudel-gentile, naturalmente scommettendo che il secondo termine governerà saldamente il primo. – La frase è retta ed ha la chiave nel verbo: «I must be cruel», dunque non posso fare a meno, lo sarò ma non per libera scelta: sta per esordire l’ennesimo cattivo però non sadico; uno dei tanti il cui cadavere lastrica il pessimo sentiero delle buone intenzioni.

Quando irretisce trame, Amleto si sente intelligente: un vero figlio del secolo, sul quale quanto di più chiaro si possa leggere lo trovi in Benjamin : «L’ingegno – ecco la tesi del secolo – si mostra nel potere; l’ingegno è la capacità di esercitare la dittatura» (W. Benjamin, Premessa gnoseologica a Il dramma barocco tedesco, Torino 1999).

 

L’ossimoro, l’ircocervo del politico – come si sa – è il centro dell’analisi di Machiavelli, in tutto dilemmatico ma non nella definizione di ciò che il politico deve essere, un volpe-leone, un forte-astuto con doti dalla sincreticità addirittura impossibile: Achille fu educato dal centuaro Chirone proprio perché era animale e uomo, figura eloquente della necessità di vivere tra l’umanità della legge e la ferinità della forza, che « l’una senza l’altra non è durabile» (Il Principe, cap. XVIII).


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