"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 

 


n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

39.  Cos’è una morte tragica

 


 

TUTTI : Tradimento! Tradimento!

(Atto V, sc. 2)

 

AMLETO - Io ho versato il mio sangue, ma in modo abbastanza casuale, e in uno stato d’animo bellicoso, redenzionista, chiassoso e confusionario.

(G. Manganelli, High tea, in  Tragedie da leggere, Torino 2005)

 

 

«Amleto, il cui crollo interiore nasce dal fatto di non poter trovare altra soluzione al problema dell’esistenza se non la negazione della vita, muore per un fioretto avvelenato! Ossia per una circostanza del tutto esterna e casuale… A rigore, questa scena semplice della morte di Amleto elimina completamente la tragicità del dramma»

(L. Ziegler, Zur Metaphysik des Tragischen, Leipzig 1902)

 

«Sono queste le trovate di una critica che, nell’ambizione di essere filosoficamente informata, rinuncia a penetrare nell’opera di un genio. La morte di Amleto, che non assomiglia alla morte tragica più di quanto il Principe assomigli ad Aiace, è tipica del dramma barocco proprio per la sua clamorosa esteriorità, ed è degna del suo maestro anche solo per il fatto che Amleto, come risulta dal dialogo con Osrik, vorrebbe inspirare come una sostanza soffocante l’aria greve del destino. Amleto vuole morire per caso, e quando gli oggetti fatali si affollano intorno a lui come al loro signore, nella conclusione del dramma torna il dramma del destino.»

 (W. Benjamin, Premessa gnoseologica a Il dramma barocco tedesco, Torino 1999)

 

Su questo punto, molto vicino a Benjamin ci pare Hegel: «Considerata esteriormente, la morte di Amleto appare avvenire incidentalmente, per il duello con Laerte e per lo scambio delle spade. Ma nel fondo dell’animo di Amleto vi è fin dall’inizio la morte. Il banco di sabbia della finitezza non gli basta; di fronte a questa tristezza e mollezza, di fronte a questo dolore, a questo disgusto per tutte le condizioni della vita noi sentiamo spontaneamente che egli è in questo crudele ambiente un uomo perduto, già quasi consumato dal tedio interno prima ancora che gli venga la morte dall’esterno.»

(G. W. F. Hegel, Estetica)

 

(Ben scavato vecchia talpa! Ma sarà poi vero vero? Il «tedio interno»… Piuttosto, se è vero che Amleto è un morto che cammina dato il «crudele ambiente», vorrà dire che codesta morte non la cova come la sua più segreta e inesorabile essenza, almeno non più di tanti altri che pur sempre nascono per dibattersi tra Eros e Thanatos: cosa che capisce Laforgue che infatti lo fa scappare...)

 


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