"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre 2007                                         

 

           n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

 

100. Carmelo Bene             

 

 


 

«Stasera non vi darò le fonti, morirete di sete.» (C. Bene)

 


«[Carmelo Bene] è ostinato come un politico cinese nel non buttar via nulla della Tradizione» (A. Arbasino, sesso e svergognatezza la vera avanguardia, in “la Repubblica”, 6 febbraio 1976)

 

L’Amleto di cb «l’unico accettabile» (R. Wilcock, Carmelo Bene e il piacere del ritorno, in “Sipario”, aprile 1967)

 

«è un grande attore ‘postumo’, tagliato nella stoffa dei grandi attori che non si trovano più, quelli scomparsi con l’avvento (per me funesto) del regista-demiurgo, del regista saggista, storiografo, critico, ecc.»

(C. Garboli, bene, grande attore postumo, in Un po’ prima del piombo. Il teatro in Italia negli anni settanta, Milano 1998)

 

 

«…quella femminilità, quel donnesco, quel senso di fragile e inerme che sono caratteri fondamentali dell’arte di Carmelo Bene, tanto più forti, tanto più disperati, quanto più strilla e fa smorfie il pagliaccio.»

(A. M. Ripellino, Che donnina, Amleto, in “L’Espresso”, 4 gennaio 1976)

 

 

«Un Amleto scespiriano in frantumi, risolto qua e là con grandi silenzi, dialoghi a bassa voce, bei tentennamenti, repentine interruzioni di cori (persino abruzzesi) e di arie celebri, e quel continuo sospetto che la rappresentazione possa smettere per noia o per stanchezza del capocomico.»

(E. Flaiano, Lo spettatore addormentato, Milano, 1996)


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